Ed ho riperso il tempo del mio vivere ramingo,
sola, vuota e stanca il mio spirito vaga verso l’oltre.
E valico il confine dell’usuale
lercia come un animale.
Nulla mi ferisce
eccetto il ghigno che imbruttisce.
Fuori dal candido e molliccio consueto,
ove lo spazio ed il reale scolorano nel vano,
percorro barcollando strade senza nome,
per porti senza moli e navi senza vele.
Sospinta da un sordido malanimo
navigo ai bordi di un abisso
senza luogo e senza tempo.
Il sole abbacinante impallidisce e sfuma
quando il mio bicchiere vince ogni paura.
Nuova libertà s’accalca e pressa al vacillar
dell’ultimo presidio dun’io senza più scampo.
Dalla terra alle alte vette volo e cado
nell’indifferenza di volti senza sguardo.
Denti senza labbra strappano le carni
ma nulla riuscirà a contener lo slancio.
Lo strazio non ammorba la speranza
d’una libertà sofferta,
aliena alle regole dei molti.
V.
Un ringraziamento speciale a Martina in arte Malah che mi ha regalato per questa poesia, lo scatto perfetto all’interno dell’ex Manicomio di Mombello. Vi lascio il suo sito Instagram: malah_cola