Simone Sendoh mi regala un secondo racconto che con molto piacere condivido qui con voi. Buona immersione cari lettori…
07:10 a.m. la sveglia canta la sua condanna uccidendo ciò che rimaneva dei miei sogni notturni … fuori l’aria è fredda e la pedalata che mi aspettava per arrivare in ufficio non mi allettava troppo … cerco di distrarmi da questo mood, leggendo qualche notizia, mentre inganno il mio stomaco con qualche biscotto lasciatomi la sera prima da un’amica … scorrendo le notizie leggo che oggi , 14 Settembre sarebbe stato il compleanno del giornalista Tiziano Terzani … non molto tempo fa mi ero ritrovato a leggere un suo libro postumo, una raccolta dei suoi appunti di viaggio, che condivideva con la moglie Angela, una sorta di diario che spediva dai paesi lontani in cui viveva … lui il suo lavoro lo amava, e questa sua passione la si avvertiva nei suoi scritti, riusciva sempre a trasmettere un senso di pace, di leggerezza e di consapevolezza, che raramente ho riscontrato in qualcun altro, o in qualche altro testo … avrei fatto tardi, ma decido lo stesso di sfogliare quel libro, per cercare l’ispirazione necessaria a farmi iniziare la giornata … era così nitida la sua coscienza del momento presente, nei suoi appunti lo si percepiva chiaramente! Non dava nulla per scontato e si sentiva grato anche dei più piccoli gesti che percepiva … il canto degli uccellini mentre faceva jogging o la melodia dei tasti della sua vecchia macchina da scrivere … e così trovo il coraggio, decido di sorreggermi su queste consapevolezze e cerco di portare dentro al mio cosmo quel flusso di sensazioni, per proteggermi da ciò che mi riserverà questo martedì mattina …
Ipnotizzato dalla ruota anteriore della mia bici, entrai in uno stato mentale inaspettato … meditare non significa bruciare un incenso, accendere qualche candela, e ascoltare musica rilassante, ma significa trovare una connessione con noi stessi, c’è chi ci riesce camminando, chi nuotando, ed è così, che pedalando, in modo del tutto non programmato mi sono reso conto come in fondo è tutta una questione di approccio, e prospettiva … avrei potuto presentarmi al lavoro con il morale alla rovescia, non avevo nessuna intenzione di buttare via il mio tempo in quel modo e in quel posto, avrei potuto lamentarmi col destino, perché nei molti tratti di strada, dove le case coprivano il timido sole del mattino, il freddo si faceva sentire, il vento era tagliente … avrei potuto tenere lo sguardo basso, seguendo la monotonia che l’asfalto dona ad ogni strada … avrei potuto approcciare questa giornata come tante altre mattine … oppure, senza cambiare niente, di ciò che mi circondava, avrei potuto decidere semplicemente di prendere le cuffie e farmi cullare da una bella chitarra aborigena … avrei potuto alzare il mio sguardo, e accorgermi che nonostante fossi l’unico in sella ad una bicicletta, a patire il freddo, tutti gli altri chiusi nelle loro automobili riscaldate, parevano arrabbiati e frustrati, e si impegnavano ad imprecare contro il traffico … più prendevo atto di questa nuova realtà e più mi sentivo volare leggero, cominciai a cantare, e senza accorgermi stavo dipingendo un sorriso sincero sul mio volto! La sensazione si radicava in me e potevo permettermi di distrarmi ad immaginare le semplici emozioni che provavano due cani che si incontravano in un parco, mentre trainavano i loro padroni a loro volta legati al guinzaglio di uno smartphone… e quando mi sono reso conto di poter avere una scelta, ho sentito come una consapevolezza formarsi in me, che mi ha fatto sentire sollevato, mi ha fatto rendere conto di essere fortunato! Si è vero stavo per andare al lavoro, e avrei passato il mio tempo, in un modo che non mi piaceva, ma come potevo non essere felice, io ero libero, avevo le braccia aperte come ad abbracciare tutto questo mondo che mi faceva stare bene, io cantavo, io ridevo!
E inebriato da questa gioia mi sono perso in labirintici percorsi, che mi hanno portato a ritroso nel mio passato… mi ricordai di come da bambino, fossi appassionato di pallacanestro, e desideravo tanto una felpa di Jordan, proprio ora ne stavo indossando una … il freddo era scomparso, e sollevando le maniche, scoprii alcuni dei miei tatuaggi, quando ero adolescente sognavo tanto di averne uno, e ora sulla mia pelle ne avevo una dozzina … ho tirato giù il cappuccio, e il vento mi spettinava i capelli, da ragazzo ho sempre provato a farmeli crescere e adesso sono un paio di anni che li tengo lunghi … mentre scrivo queste parole mi rendo conto che suonano così banali, possono sembrare anche frasi fatte, ma in quel momento, vivendo in prima persona quelle semplici emozioni, era impossibile non capire che la vera felicità non è negli altri, non è in ciò che ci dicono, o in ciò che ci viene negato, non è in un rapporto, o nella sua mancanza, non è in un lavoro, o in una vacanza, ma si trova dentro di noi, si trova ovunque, è in ognuna di queste cose e in nessuna di esse, la felicità può essere in qualsiasi cosa, se l’approccio che abbiamo è quello giusto, se la nostra propensione è positiva! È banale lo ammetto, ma è anche così semplice, puro e vero, che non ho provato vergogna, a sentirmi felice semplicemente perché ho i capelli lunghi, o per avere la pelle coperta di inchiostro, è la gioia di un bambino che desiderava la maglietta del suo giocatore preferito, per sentirsi come lui, per immaginare di volare e di saltare come faceva lui! Noi siamo ancora capaci di provare queste sensazioni, ma purtroppo ci distraiamo troppo spesso, non ci diamo l’occasione di farlo, per non risultare infantili o appunto banali, ma ci stiamo precludendo un’opportunità, perché siamo noi a fare la scelta di soffermarci sui punti in cui l’ombra ci fa sentire il freddo, o sul fatto che essendo in bici, dobbiamo fare fatica, o che è così stancante avere uno zaino, un borsone e un pallone tutto quanto in groppa sulla bici, e invece basterebbe renderci conto che dentro quel borsone c’era un cambio di vestiti, per poter andare a giocare a basket in pausa pranzo, in un campetto appena costruito proprio dietro al mio ufficio! Mi basterebbe ricordare che quando da bambino, iniziando a giocare a pallacanestro, mi appassionavo a Slam Dunk, un manga da cui è stato tratto un anime spassosissimo, rimanevo così ammirato da questo personaggio di nome Rukawa, che andava a scuola con il pallone sotto braccio, con la sua bicicletta e la sua musica in cuffia, e io speravo tanto di poter essere come lui un giorno, ma Rukawa è un cartone animato, non esiste, non deve pagare un mutuo, non deve fare un lavoro che non gli piace, è ovvio che risulta perfetto, è imbattibile, e finché noi settiamo la nostra definizione di felicità su questi modelli che la televisione o i social ci impongono, noi perderemo sempre, come possiamo battere un tizio che non deve nemmeno perdere tempo per andare al lavoro, lui gioca a basket e basta!
Ma seppur in ritardo, ho finalmente capito che i sogni bisogna semplicemente interpretarli! I sogni che facciamo mentre dormiamo si sa, vanno interpretati per carpirne il messaggio nascosto, e lo stesso vale per i sogni che facciamo ad occhi aperti, anzi, forse ancora di più, perché sono più lucidi … e lo stesso vale per quei sogni fantastici che facevamo da piccoli, bisogna solamente adattarli alla vita reale per dargli un significato! Io sognavo di diventare come Rukawa e ora mi ritrovavo su una bicicletta proprio come lui, con i capelli lunghi proprio come lui, con un pallone sottobraccio proprio come lui, con la musica in cuffia proprio come lui … e sto andando al lavoro, e fa freddo, e sono stanco e affaticato … ma ancor di più mi sento grato per la mia vita, per le persone che mi hanno permesso di essere qui, per la gioia che mi circonda, per i tratti di sole che mi scaldano, per il vento che mi spettina e gli uccelli che cantano e che mi salutano quando passo, ogni mattina, nello stesso punto! La felicità si trova dentro di sé non al di fuori e capisci che tutto questo non è un banale cliché solo quando lo raggiungi e lo senti davvero, e per raggiungerlo bisogna lavorarci molto, bisogna fare fatica e avere la pazienza di commettere sbagli… ma ci sono giorni come questo … giorni che potevano essere compleanni, per qualcuno che ora non c’è più … giorni che sono stati leggeri, pieni di consapevolezza e gratitudine provata in qualche parco di Beijing, negli anni 70, per il mio “maestro” Tiziano Terzani… giorni in cui, per essere felice, non serve nient’altro che pedalare … meditare … ascoltare ciò che ci circonda e ciò che abbiamo dentro e dire semplicemente grazie per tutto questo…
Simone Sendoh
L’ha ribloggato su VALENTINE MOONRISEe ha commentato:
Mi sono accorta tardi che non c’era il tasto che permette di commentare questo articolo, se avete piacere di dire la vostra ora è possibile. Grazie a tutti !
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Ho letto con gioia e meraviglia il giocoso andirivieni dei pensieri e dei ricordi che s’incrociano col sogno e il frastuono degli impegni quotidiani.
Fluiscono i pensieri e le derive dei desideri mai vissuti e s’intravede il lampo della possibile riuscita.
Ma ecco che già risuona nella mente lo stridulo vociar dell’ordinario peso… Peso che ci impedisce di volare. Quel condizionamento martellante che il bambino ignora finché può.
Ma mentre la vergogna dell’età stende il proprio manto, appaiono le immagini irreali, gli antichi desideri e gli echi di possibili vissuti.
E allora, caro amico, ti sorrido e ti ringrazio per la tua bella pedalata che ad altri sogni mi conduce…
Pria che riprenda fiato
il frastuono della vita
leggerò le belle storie
e godrò di te
che indietreggiando avanzi…
Nel silenzio puoi trovarmi
ad infrangere gli specchi
dei ricordi miei sopiti
per rivivere i momenti
d’una realtà sperata
custodita nello scrigno
del bambin che fu di tutti
e ci accomuna
finchè ci batte il cuore…
S’odono ora i suoni forti
d’ogni essere che vive
e contro il vento corre
finché stilla d’amor
l’ardente sete desta…
Mentre l’infinito sogno
riprende la sua spira…
Ciao Simone è proprio un bel rcconto che mi fa sognare…
A presto leggerti,
iago
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Ringrazio moltissimo Iago, che commentando il mio “pezzo” ah creato qualcosa di ancor più bello, non pretendevo di poter toccare tali profondità, e totalmente privo di invidia, mi lieto del regalo più bello che uno scrittore possa ricevere, ovvero quello di saper (in questo caso involontariamente) ispirare altri a scrivere, e con orgoglio posso dire di aver saputo ispirare una davvero fine penna! Altrettanto sinceramente ringrazio anche te Moonrise, per essere stata il ponte tra questi due mondi, e a te io rimetto le mie future pedalate, e le mie future stesure.
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E’ stato bello e intenso leggervi e fare da ponte tra i due mondi! Grazie per le tue parole che leggo d’un fiato e pubblico sempre con immenso piacere, alla tua prossima pedalata! Spero molto presto, ti abbraccio!
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