Altre Frequenze

Discretamente assorta nel tiepido riverbero della notte, medito sul complesso meccanismo che scuote le illusioni, sul loro costoso nutrimento e su come, spesso, possano sfociare in orrendi giochi di prestigio.

Presumo di essere più illusa che illusionista vista la mia innata capacità di abbagliarmi in automatico. Perché ti immagino qui e tu invece non ci sei e chiacchiero con l’aria chiedendomi se i matti abbiano mai ricevuto risposta.

Rifletto a fondo su una panchina vuota e, come sempre, comprendo di non aver ben afferrato le regole della vita.

Una lumaca attraversa la strada, lenta e saggia sa perfettamente dove andare. Nessuno si accorge di lei, infondo è così piccola per notarla. Nessuno però sembra accorgersi di me, sono più grande di una lumaca ma forse, quando penso troppo, ho il dono dell’invisibilità… o probabilmente, ognuno di noi è imprigionato nel proprio mondo per poter prestare attenzione a quello altrui.

Ed è proprio così che abbiamo smesso di vedere al di là.

Rimango in apparente silenzio per indefinibili minuti agli occhi dei passanti, in realtà non sono taciturna, sto solo urlando su un’altra frequenza.

Oggi per me è il giorno più triste del calendario e credo che questo rimarrà un fatto immutabile per sempre.

Vedo fiocchi di tenebra posarsi al suolo, freddi come neve, un compasso dal vertice neutrale disegna geometrie splendide, le vedo perfette nella loro invisibilità parziale. Se mi sforzo so di riuscire a vedere anche te.

Mi hai insegnato ad amare la fine delle cose e ad apprezzarle con una bellezza che non ha fine nel mio cuore. Ed è per questo che, anche se non ci sei più, io non potrò mai fare a meno di amarti e ringraziarti ancora. La mia penna avrà sempre da scrivere di te e per te.

In questi momenti, nonostante sforzi l’immaginazione, non capisco mai dove vanno le persone che muoiono ma, sento dove tu sei rimasto.

 Grazie.

V.

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