Romanzo che parli di gente passata,
di gioie, rimpianti, carezze e rancore,
di fasi di vita, di carta strappata,
di frasi che fanno anche troppo rumore…
Le pagine girano e i capitoli vanno,
davanti ai miei occhi, cristalli di sale,
le facce mi leggono ma che mai ne sanno?
Di quello che è stato, del bene e del male.
Vorrei che coloro che sono passati,
lasciassero solo un profumo lontano,
soave di giorni fuggiti o rubati
e non un dolore crudele e un po’ strano.
Tu, stupida farsa di attori sfuggenti,
rendimi sorda a quei primi istrioni
che cantino pure con ritmi struggenti,
quegli inni remoti di vecchie stagioni.
Portali via e non farmi vedere
che la commedia ha seguito il suo corso,
io sono già zoppa e non voglio cadere
su un palco che sa di incertezza e rimorso.
Dai sbrana le pagine troppo esitanti,
mordi le frasi, l’amore, il ricordo,
buttale via come stelle filanti
perchè il carnevale non faccia ritardo!
Sbircio alla fine quei fogli ancor vuoti,
mi chiedo perplessa che scritti daranno,
rigiro le macchie di simboli ignoti…
E spero che il tempo non tessa un inganno.
V.
Valledolmo (PA), Sicilia