25 pensieri su “L’Abisso senza Nome

  1. Ho letto le tre interessanti prospettive di Valentine, Franz e vikibaum che meritano riflessioni attente.
    È difficile dare un volto all’ignoto e l’abisso ci appartiene e ci conduce all’estremo limite dell’io fallibile.
    La fluidità dinamica della vita spalanca le porte alla paura di perdersi annullando la realtà dell’io, senza prima e dopo.
    Forse il fondo, cara vikibaum, va evitato… “E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te.” (Friedrich Nietzsche, Al di là del bene e del male, 1886).
    Personalmente ritengo che la realtà non appartiene interamente all’io e non sarà mai a sua disposizione, ma bisogna superare la negatività che si disloca nel mezzo, tra l’avverso e l’io, in quell’alterità necessaria a ricomporlo.
    In fondo siamo tutti naviganti dell’infinito e, pertanto, dovremmo indagare i bordi dell’abisso del mito occidentale con la violenza di chi non si rassegna all’infinita deriva morale, intellettuale e concettuale che ci sovrasta e ci comprime.
    Esistono suggestioni già codificate nelle convenzioni della rappresentazione sociale, ma c’è ancora spazio per le proiezioni individuali e, allora, dobbiamo sforzarci di scrivere anche sulle cose altre da noi. Anche se si fatica a scrivere e vorresti volgere lo sguardo dall’altra parte.
    Prima o poi arrivi al crocevia e non serve chiedersi se ci sei arrivato per forza o per scelta.
    Puoi anche utilizzare una scrittura criptata, ma il messaggio rimarrà comunque lì, ormai fuori, ormai in mano a chi è capace di interpretarlo nel mistero dell’esperienza.
    Alla fine si dovrà guardare anche l’abisso e dovrai guardarlo dritto e… poche storie.
    Iago.

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    • GRAZIE Iago. Per le parole, i pensieri, i concetti, la filosofia. Mi ci vorrà più tempo per trovare una risposta esaustiva al tuo commento. Credo che si srotolerebbero commenti infiniti per i temi toccati. So di sentirmi navigante ai bordi di un otto rovesciato. Seppur ancora incerta e su un sentiero di incognite, spero di raccogliere massi di caparbietà necessari ad abbattere tanti muri. Di saper scrivere e vivere oltre la banalità dell’esistenza, alla come scrivi tu “deriva morale, intellettuale e concettuale che ci sovrasta e ci comprime.”. Ma, soprattutto, spero di avere occhi colmi di saggezza quando io e l’abisso ci guarderemo.
      V.

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      • Cara Valentine, hai intrapreso un percorso arduo e importante. Sei sulla buona strada, ma devi ricordare che le certezze, spesso, sfumano nei forse.
        Non tutto è come sembra… pensaci…
        Persino ciò che muore e apparentemente finisce ad altro dà forma. Nulla è scontato, nemmeno la morte dell’universo, inghiottito da un’entropia irrevocabile.
        E se anche il nulla fosse eterno…?
        Buona notte, Iago.

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    • scusa iago e io che ho scritto?:
      -, il pericolo è il fondo melmoso che va evitato- e ancora:-abyssus abyssum invocat- che è esattamente quello che scrive N.
      tu scrivi :Forse il fondo, cara vikibaum, va evitato… “E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te.” (Friedrich Nietzsche, Al di là del bene e del male, 1886)….mi pare che diciamo la stessa cosa 😀 il restonon mi è chiaro scusami. ciau

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      • Cara Viki,
        fondamentalmente diciamo la stessa cosa… ho solo fermato il concetto per introdurre l’ineluttabilità del confronto con l’abisso, incurante dei millenni e delle nostre paure. È davvero difficile dare un volto all’ignoto e assai ardua l’impresa di trovare le parole appropriate per descrivere ciò che persiste nella sua eternità, senza prima e dopo.
        Tutti hanno cercato l’archè, il principio, la scaturigine del mondo, dell’universo e di ciò che ci appare e ci circonda, cadendo miseramente nella vaghezza della speculazione filosofica.
        Le domande non trovano risposte appaganti ed esaustive e persino l’artefice è un mistero insondabile, senza forma, luogo e tempo.
        L’abisso ha troppi se… troppi piani dimensionali e tutto ciò che percepiamo entra ed esce continuamente dal cerchio dell’apparire.
        Il dubbio sovrasta l’apparenza, è latenza pura, ma io cerco consapevolmente di superare la follia di tutta la filosofia nichilista… e quando incrocerò l’ignoto… forse potrò dirgli che ho vissuto.
        Saluti e grazie per la considerazione. iago.

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      • no, per me non ha troppi se…guarda è sufficiente accettarsi per quello che si è, in immersione,evitando la melma degli anni del fondo,…e poi risalire alla superficie. da lì ripartire pe migliorarsi. Il pericolo è perdersi nella discesa,se chiudi gli occhi e non vuoi vedere… ma se li tieni aperti sarai sempre l’essere e non l’apparire. Insomma l’apparire è raccontar palle a se stessi, l’essere è riconoscersi senza pietà. ciauuuu

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      • Caro Franz ho solo cercato di approfondire il ragionamento che hai introdotto nel primo commento… e avverto il gravoso limite del conoscere…
        L’uso della ragione è circoscritto alla sfera dell’esperienza e, purtroppo, non ci aiuta ad indagare l’abisso.
        Il tentativo oltrepassa il mondo fenomenico e ci spinge ad usare concetti al di là dei limiti posti dalla loro applicazione empirica. Ecco perché accennavo alla fatica di scrivere!
        Nella mia ricerca ho solo lambito il bordo dell’abisso, ma non ho la forza di guardare il suo centro.
        Lo percepisco come latenza e prevedo l’ineluttabilità dell’incontro.
        Credo che le nostre argomentazioni siano molto simili e voglio complimentarmi per la profondità dei pensieri espressi…
        A presto leggerti, saluti, iago.

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    • Cara Viki, spero comprenderai le mie perplessità, ma non riesco a semplificare le implicazioni… e non mi riferisco alla dicotomia tra l’apparire e l’essere.
      L’abisso è qualcosa che oltrepassa il sensibile e l’esperienza del vissuto non mi aiuta ad indagare l’altroquando e l’altrodove.
      È il mio limite… lo immagino, ma non riesco a penetrarne l’essenza.
      Cordiali saluti, iago.

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